La storia di Punta Ala dal 1930 al 1936

Stefano Innocenti

Italo Balbo (Ferrara 1896 - Tobruk 1940).


Esponente del fascismo agrario ferrarese, creatore della milizia fascista, durante il governo di Mussolini ricoprì, fra le altre, la carica di Ministro dell'Aeronautica dal 1929 al 1933. Guidò come generale di squadra crociere aeree di vasta risonanza. (Mediterraneo occidentale 1928; Mediterraneo orientale 1929; America del Sud dic. 19301 gen. 1931, America del Nord luglago. 1933). Per queste imprese fu nominato Maresciallo dell’Aria. Nel Dicembre del 1934 fu eletto Govematore della Libia. Mori’ in Africa, nel giugno del 1940 net cielo di Tobruk, sul suo aereo abbattuto per errore dall'artiglieria contraerea italiana.


Tutta la zona era ancora selvaggia, pressochè deserta. Due soli poderi coltivati: il Gualdo e la Molletta. Pochissime le costruzioni: la torre di Troia Nuova, cioè il Castello, torre Hidalgo, I'Osservatorio della Marina Militare sulla punta estrema verso l’isolotto della Troiaccia che innalzava sulla cima i ruderi della torre distrutta dai corsari alla fine del 1400; una casa colonica (con gabinetto esterno, forno in vetta alle scale e, al piano terra, una piccola stalla) posta nel mezzo della piana (dove è ora I'albergo Alleluja) abitata da una famiglia di contadini; un'altra casa più piccola, non lontana dal mare, abitata da pastori. La vita era dura quanto solitaria: se per abbeverare il bestiame bastava attingere dai pozzi scavati in prossimità delle case, per rifornirsi d'acqua potabile bisognava andare col ciuco e le barlette nella valle dell'Omomorto, a metà collina, dove sgorgava una sorgente. Italo Balbo sorvolava spesso la costa tirrenica e, sempre più affascinato da quel promontorio tutto verde che si allargava nel mare, decise di acquistarlo con i seguenti atti: 

 

Atto Borgua in data 14 dicembre 1931

«registrato in Torino il 30 dicembre 1931
Complessivamente ettari 58 e mezzo comprendenti 41 ettari di bosco ceduo; 11 ettari di bosco ad alto fusto e 6 ettari di terreno coltivabile con fabbricati entrostanti. Più precisamente la zona di Punta Troia con l’isola di Troia, Poggio Tre Pini con il castello ed il Poggio del Barbiere con la punta di Torre Hidalgo, tutto di proprietà del Cottolengo. 
Prezzo concordato L. 80.000.»

Atto Borgua in data 14 maggio 1932


«registrato in Torino il 2 giugno 1932
Complessivamente 334 ettari, 79 are, 35 centiare: appezzamento di terreno in località Gualdo, costituito in gran parte da bosco ed in piccola parte da terreno coltivo e da pascolo, tutto in un unico corpo con i fabbricati entrostanti nonchè con tutti i diritti e passaggi soliti e fin qui praticati. Avvertendosi per ogni buon fine che la zona è soggetta alla malaria, che è soggetta alla schiavitù di transito dei coloni che abitano il podere detto 11 Gualdo di proprietà del Cottolengo, nonchè alla servitù di attingere acqua potabile alla sorgente dell'Omomorto ed alla servitù del depositare sulla spiaggia marina carbone e legna ricavabili dai boschi di proprietà del Cottolengo. 
Prezzo concordato L. 200.000. »

Atto Valentini in data 26 ottobre 1936


«registrato in Grosseto il 16 novembre 1936. 
Complessivamente ettari 248 e 60 are e 60 centiare in località Gualdo comprendente pinete, boschi cedui, pascoli oltre al podere ed alla fattoria denominata "Gualdo", di proprietà del Cottolengo. 
Prezzo concordato L. 266.791 e centesimi 94.»

 

Dunque Italo Balbo acquistò tutta PuntaTroia, da Poggio del Piastrone a nord, a Poggio Rio Palma sulla scogliera a sud. Restava escluso un appezzamento di terreno, di proprietà Barzellotti, che dalla collina per circa 118 ettari che si incuneava nella proprietà Balbo arrivando con la punta sotto la valle dell'Omomorto. Il promontorio meritava un vero un nome diverso dal poco poetico Punta Troia. Fu chiamata Punta Ala e l’isolotto vicino, da Troia Vecchia, diventò Lo Sparviero mentre gli scogli accanto rimasero I Porcellini. La leggenda narra che il nome sia da attribuirsi al fatto che una scrofa di cinghiale, per sfuggire ai cacciatori, fini’ in mare seguita dai suoi piccoli. Italo Balbo studiò subito un piano di miglioramenti per rendere meno faticosa la vita di chi vi abitava e piacevoli i suoi soggiorni: Per prima cosa rese più agevole la strada di accesso, lunga sei chilometri, che unisce Pian d'Alma alla proprietà, la traccio più lontana dal mare tagliando le rocce del Piastrone e dello Scoglietto e la imbrecciò tutta fino al Castello. AI termine della strada, sulla salita tra il Castello e il mare, issò un fascio littorio del quale rimase ben presto solo la base. Recinse poi con rete metallica l’intera proprietà dal mare al crinale e lungo le scogliere, anche per impedire alle bestie brade di cascare nei precipizi. Disboscò e spianò una vasta area di terreno per ricavarne due nuovi poderi: uno vicino a quello del Gualdo, l’altro alla Tartana. Fece riempire col terreno preso da un monticello vicino, trasportandolo su vagoncini a trabalta correnti su binari, il paludetto che stagnava dove è ora il campo di polo. Costrui’ i magazzini (trasformati poi in uffici dalla S.p.A. Punta Ala) e una fattoria sotto il Castello (Tre Pini). Al Pozzino, al Fornino, al Renaione piantò pini domestici e selvatici nei solchi tracciati con I'aratro tirato da un trattore FIAT 30 a ruote che andava a petrolio, fatto venire direttamente da Torino (anche oggi è possibile vedere, soprattutto al Fornino, l'allineamento dei pini domestici). Tramite un acquedotto, portò I'acqua della sorgente dell'Omomorto alla fattoria Tre Pini dove un motore la pompava fino al Castello; qui arrivava anche l'energia elettrica per mezzo di un grosso motore a carbone installato ai Tre Pini. Punta Ala cominciò a trasformarsi. Intorno ai soggiorni a Punta Ala di Italo Balbo molto è stato detto e scritto. Farinacci si prese persino la briga di parlarne a Mussolini; in una lettera inviatagli nel giugno del 1933 cosi’ spettegola:  

 

«S.E. Balbo ha acquistato presso Follonica, in località detta Punta Troia, un appezzamento di terreno di circa 37 ettari. 
Egli ha ribattezzato tale località Punta Ala, ha fatto costruire una strada provinciale (costo 600.000 lire), ma che provinciale lo è per modo di dire, visto che è chiusa e possono utilizzarla soltanto Balbo e i suoi ospiti. A spese della Pubblica Amministrazione, egli ha pure dotato la sua tenuta di acqua e telefono (costo 300.000 lire) e ha ripopolato di selvaggina l'intera Zona. In questa tenuta esistevano due antiche torri abitabili che S. E. Balbo ha fatto ammodernare trasformandole in ville. La prima, detta Torre Troia, è diventata ora Torre Ala e viene utilizzata come residenza dallo stesso Balbo. L’altra, detta Torre Idalgo, che è munita di ponte levatoio, viene di volta in volta assegnata agli "atlantici" (i piloti che avevano partecipato alle trasvolate atlantiche e alle loro amanti). Ognuno di essi ha diritto a soggiornare in detta torre per 24 ore con la sua compagna ed è autorizzato a isolarsi, sollevando il ponte levatoio, dopo che si è provveduto a rifornirlo di cibi e vivande. In un primo tempo gli abitanti della zona erano convinti che si trattasse di lavori militari. Infatti, il porticciolo di Punta Ala e l’adiacente idroscalo sono stati eseguiti, per ordine di Balbo, da reparti speciali della Regia Marina giunti da La Spezia. S. E. Balbo si serve per i suoi spostamenti di un idrovolante personale. Recentemente questo velivolo è affondato perchè era stato ormeggiato in maniera non eccellente. Nelle operazioni di ricupero un giovane aviere ha perduto la vita.»